Soft skills, cosa sono e perchè ti servono.
Tutti ne parlano, pochi sanno davvero di cosa si tratta e ancora meno le praticano. Parliamo delle soft skill, vale a dire le competenze di carattere relazionale. Abilità quali la capacità di ascoltare e di dare feedback agli interlocutori, l’adattabilità ai contesti e alle situazioni o, ancora, la disponibilità all’apprendimento. Le soft skill fanno la differenza tra una persona e l’altra e tra un’impresa e l’altra si tratta di competenze emotive che in parte sono innate ma in buona misura possono essere apprese e migliorate. A parole le imprese affermano di investire molto in questo ambito. Per rendersene conto basta leggere le dichiarazioni dei responsabili HR delle multinazionali come delle Pmi o scorrere il programma di un convegno dedicato alle risorse umane. In concreto, però, le cose sono spesso differenti. In alcune società la valorizzazione delle soft skills è molto teorica e prevalgono altre logiche. In altre realtà, invece, sono davvero un elemento di orientamento e di analisi. Accade, così, che i manager siano valutati – e pagati – non solo sulla base dei risultati economici, ma anche in base alle competenze relazionali dimostrate. Mi riferisco, per esempio, alla gestione del team, alla percezione dei colleghi o dei responsabili diretti. Ovviamente l’analisi delle soft skills dovrebbe essere centrale anche nella fase di selezione. Ci sono situazioni molto eterogenee. C’è chi non le calcola affatto, chi si basa sul proprio giudizio personale, più o meno supportato dall’esperienza, e chi utilizza dei test strutturati, degli strumenti di misurazione oggettivi. Last but not least: la formazione scolastica. Allo stato attuale le soft skills non sono contemplate tra le materie di studio delle scuole superiori e di rado rientrano nei programmi universitari. Qualcosa si trova a livello master, dove compaiono corsi volti a migliorare la capacità di negoziazione o il public speaking. Un po’ poco per expertise che le aziende dichiarano essere così importanti. Ogni imprenditore dovrebbe formarsi in questo ambito soprattutto prima di richiedere ai propri collaboratori conoscenze di questo tipo. Come anticipato, le soft skills sono le competenze che insistono non sul livello della preparazione o della capacità tecnica delle persone, ma su dimensioni più estese che riguardano in sostanza le relazioni e i tratti della personalità, le modalità di porsi con gli altri e quelle “procedurali” di svolgimento del lavoro. Possiamo dire che se le competenze tecniche (o anche quelle linguistiche, digitali etc.) riguardano la capacità concreta di svolgere alcuni lavori, dunque il “cosa”, le soft skills sono invece competenze che riguardano il “come”, ossia la modalità con cui si conduce la propria occupazione. Le soft skills sono competenze molto importanti, e vengono sempre più richieste dalle aziende, perché, oltre ad avere un concreto e decisivo impatto sulla produttività e la qualità del lavoro svolto, servono anche a tenere in salute la dimensione espressiva di qualsiasi staff. Detto in termini calcistici, le soft skills contribuiscono anche a “fare spogliatoio” e favoriscono allo stesso tempo l’autonomia dei singoli elementi all’interno della squadra. Quali sono le soft skills?Dunque: quali sono le soft skills? Per la verità non esiste un elenco comunemente condiviso di soft skills. Ne esistono tuttavia diverse, alcune più e altre meno importanti. Ne ho individuate, tra quelle che sembrano essere maggiormente richieste dalle aziende, 13. Tali 13 competenze trasversali, che presento a seguire, possono essere fatte rientrare sotto 3 diversi ambiti o dimensioni. Competenze trasversali – Ambito dell’oggetto e delle procedure di lavoro Capacità di analisi e attenzione al dettaglio: riguarda la capacità di scomporre nel dettaglio un problema o una situazione negli elementi che lo/la compongono. Capacità di organizzazione: ossia la capacità di utilizzare al meglio le risorse a disposizione (su tutte il tempo) per il raggiungimento di un obiettivo. In altri termini, è la capacità di pianificare una strategia adeguata (efficace ed efficiente) per raggiungere un determinato scopo. Capacità di problem solving: spesso durante una qualsiasi attività lavorativa emergono problemi inaspettati. La capacità di far fronte all’emergenza con strategie volta per volta diverse e adattate al momento riguarda il problem solving (letteralmente la soluzione dei problemi). Creatività: riguarda la capacità di innovare. Come si dice in inglese: “to think out of the box”. La creatività riguarda pertanto una disposizione per la quale si è in grado di vedere il mondo da diverse prospettive, cercando costantemente di migliorare le procedure con le quali ci si rapporta a esso. A differenza del problem solving, che interviene a seguito di un problema, questa competenza non emerge dopo un evento critico. Essa serve invece per migliorare costantemente oggetti e procedure sui piani più svariati, anche quando tutto sembra già funzionare per il meglio. Orientamento all’obiettivo e/o a risultato: si tratta di una disposizione alla costante considerazione degli obiettivi lavorativi. Per chi possiede questa competenza, l’importante è occupare il proprio tempo lavorativo non (solo) per portare a casa uno stipendio, ma per contribuire alla crescita dell’azienda (e di sé stessi), immedesimandosi negli obiettivi e traendone le motivazioni. Competenze trasversali – Ambito delle relazioni interne allo staff ed esterne Capacità di leadership: riguarda la capacità di porsi come leader nel proprio contesto, assumendosi le giuste responsabilità e aiutando gli altri componenti dello staff a perseguire gli obiettivi in un clima di comunione di intenti. Esistono 2 tipi di leadership: strumentale ed espressiva. La prima riguarda la guida verso il concreto raggiungimento del risultato; la seconda la tenuta (anche emotiva) del gruppo e dei suoi componenti. Capacità di negoziazione: saper negoziare, tenendo in considerazione le nostre istanze e quelle delle varie controparti, è una skill fondamentale per le aziende. Si può negoziare con i clienti, con i fornitori e con i membri dello staff. Capacità relazionali ed espressive: sapersi collocare nel contesto nel quale si opera, avendo il controllo dei propri sentimenti e adeguandosi alla situazione specifica, è un’altra competenza che ci mette positivamente in relazione con gli altri, che siamo leader o meno. Saper comunicare con le altre persone è in tal senso un elemento fondamentale. Predisposizione al lavoro di squadra: in un’azienda (e non solo) gli obiettivi non sono mai del singolo individuo, ma dell’intero
E’ tempo di bilanci, guarda cosa è successo qui…
Come ogni anno, quando si volge al termine, si viene bombardati da mille parti per cercare di capire come è andata! Mi permetto di dirti che: non devi vedere come è andata, devi prevedere come andrà!!! Solo se avrai fatto le giuste previsioni, adottato la giusta strategia, allora potrai CONSTATARE come è andata e non sorprenderti per come è andata. I numeri non mentono mai e il bilancio ne è la prova. A volte si rimane stupiti per quanto sforzo si è fatto e per quanto poco si è riusciti ad ottenere. Imprevisti, gestione aziendale, fornitori, dipendenti… tutte situazioni che portano via tanto tempo durante l’arco di un anno. Tempo che potrebbe essere utilizzato per azioni ad alto impatto all’interno del business. Poi però ti ritrovi con faccende familiari da sistemare, fornitori che non pagano, dipendenti che si ammalano e di fronte a uno scenario del genere l’imprenditore diventa un eroe nel fare impresa e nel gestire tutto quanto. Se poi a questo si aggiunge anche lo Stato con le sue tasse… fare l’imprenditore non è affatto una passeggiata. Anche perché allo Stato non importa se stiamo attraversando un periodo difficile. Lui vuole i soldi e spesso alla fine dell’anno ci si rende conto che il margine di profitto è stato veramente poco a fronte dell’impegno profuso e che la coperta è sempre troppo corta. Ora io credo che un imprenditore abbia il diritto come dipendente non tanto ad avere uno stipendio fisso ma di avere una garanzia sul risultato e di fare impresa in maniera serena potendosi permettere di godere dei propri affetti, della propria famiglia e degli stessi piaceri che magari i suoi dipendenti riescono a godersi nei fine settimana mentre lui invece si ritrova chiuso nella sua azienda a far quadrare i conti. Ma non tutto è perduto perché l’imprenditore può trovare un grande alleato nel marketing, perché il marketing non è altro che quella attività che ti consente di metterti di fronte al giusto pubblico con la giusta offerta facendo in modo che le persone siano interessate a quello che tu fai e che siano disposte non solo a comprare una sola volta, ma più e più volte. Il Marketing è l’obiettivo al quale deve sottendere ogni imprenditore illuminato, o meglio evoluto. Ma chi è un IMPRENDITORE EVOLUTO? Ho potuto verificare che oltre il 78% degli imprenditori che oggi compongono la PMI sono nati da una esperienza più o meno artigianale e più o meno familiare e si sono ritrovati a fare gli imprenditori, spesso con ottimi risultati, a volte con risultati mediocri, in diversi casi fallimentari. Non ci si deve, non ci si può improvvisare imprenditori, per noi stessi, per i nostri cari, per i nostri collaboratori. Essere imprenditori vuol dire avere delle competenze da poter esercitare nei tempi e luoghi adatti, competenze di organizzazione, di relazioni, di gestione, fiscali…e di marketing. Dopo oltre 6 mesi di lavoro in equipe, finalmente posso affermare di aver dato vita ad un progetto che da sempre è stato vivo in me stesso. Nel 1984, quando a soli 21 anni, ho deciso di costituire la mia prima azienda (tuttora esistente e florida), con altri tre sprovveduti, giovani ma appassionati soci non avevamo nemmeno la più pallida idea di cosa volesse dire “fare azienda” se non riferendoci al commercialista ed al poco che sapevamo. Non ci è voluto molto per capire che non poteva andare avanti così e ci siamo immediatamente organizzati per raggiungere un livello di elevazione migliore che ci desse la possibilità di crescere, di acquisire competenze e intraprendere davvero la strada imprenditoriale. Anni e anni di formazione continua (siamo nel 1986) difficile da reperire, costosa, ma che da allora, soprattutto in me, ha tracciato un solco profondo, una necessità continua, una indispensabilità che continuamente cerco di comunicare a chi si relaziona con me. Se fai l’imprenditore dei saper applicare una scienza. Nessuna scienza si può applicare se non si conosce, soprattutto praticamente. Nasce quindi Imprenditore Evoluto non un progetto di coaching, non un progetto di formazione, non aula, no corsi, no appunti. Imprenditore Evoluto è un progetto di mentoring inteso come una relazione professionale di trasferimento di esperienze. Un percorso tagliato su misura che scaturisce da una analisi preliminare delle competenze imprenditoriali, gestionali e organizzative che determinano i punti di forza ed i punti di debolezza in modo da poter evidenziare gli interventi strategici da mettere in atto. Il consiglio che posso darti è di richiedere l’analisi preliminare. E’ gratuita, qualche domanda, le tue risposte e, saprai dove ti trovi e saprai dove puoi arrivare! Non fare domani quello che puoi fare oggi. Inviami una richiesta di contatto: